Storia della letteratura europea - Torna in homepageIl Romanzo borghese d'opposizione 1917-1939


Il Romanzo borghese d'opposizione 1917-1939

Caratteristiche generali | inghilterra | germania | mitteleuropa: austria, svizzera tedesca | jugoslavia: serbia | francia | italia | romania | polonia | boemia |


Caratteristiche generali

Quello del romanzo borghese è tra le maggiori produzioni letterarie del periodo tra le due guerre. Si definisce come romanzo borghese il romanzo prodotto negli ambienti culturali borghesi, aventi come protagonisti personaggi provenienti dalla borghesia che costituisce la classe dominante occidentale. Un romanzo di tipo realistico e psicologico. Le cose migliori, o almeno quelle che noi riusciamo a trovare ancora oggi interessanti, riguardano una produzione volta a indagare e esplicitare la crisi di quel mondo, nel momento di una mutazione profonda delle strutture economiche e dell'organizzazione sociale.
In campo narrativo si arricchisce il descrittivismo con la dimensione psicologica individuale: Thomas Mann, Hermann Broch, Robert Musil con il suo crepuscolarismo.
Collegato all'espressionismo, ma profondamente originale è Franz Kafka che si aggancia concretamente a un preciso ambiente storico, quello di Praga e di tre civiltà (tedesca, slava, ebraica) caricandolo di intensissime componenti esistenziali.

Area inglese

Il romanzieri inglesi pił seri e aperti degli anni '20 furono piuttosto sordi di fronte alle agitazioni sociali di quegli anni: gli interessi di Lawrence avevano già lasciato i villaggi minerari. Negli anni '30 invece apparvero un gran numero di nuovi narratori che si dedicarono con attenzione realistica alla crisi so ciale e economica in atto. Esemplificativi possono essere J.B. Priestley il cui primo best-seller, I buoni compagni (The Good Companions, 1929), pur facendo a volte intravvedere il grigio sfondo del mondo della fabbrica, finisce poi per dare soluzioni di spensierata allegria ai problemi dei personaggi. Pił amaro il romanzo successivo, Angel Pavement, che narra la storia di un imbroglione che giunge al porto di London per rovinare la vita di alcuni piccoli impiegati di un ufficio della City, ed è incentrato sulla crisi economica. In Viaggio inglese (English Journey), il suo libro documentario pił toccante, è il senso di rabbia che prova l'uomo dello Yorkshire nel vedere tanta povertà in mezzo a tanta ricchezza.
Il dottore della Cittadella di A.J. Cronin, è il tipico eroe che si trovava normalmente nei pił popolari libri realistici: è giovane, entusiasta, fondamentalmente buono. Simile a altri minori protagonisti, come quello di E le stelle stanno a guardare dello stesso Cronin, e di Com'era verde la mia valle di Richard Llewellyn.
Un efficace romanzo sulla disoccupazione è Amore sul sussidio (Love on the dole) di Walter Greenwood. Il "dole" del titolo è il sussidio di disoccupazione: una delle misure restrittive compiute negli anni '30 fu la riduzione di questo sussidio, proprio mentre centinaia di migliaia di operai venivano licenziati dalle industrie. Greenwood si era fatto una esperienza diretta nel Lancarshire dei problemi che trattava. Il libro fu poi adattato per il teatro e per il cinema: la censura impedì di proiettare il film fino al 1940, quando la disoccupazione aveva smesso di essere un problema tanto scottante.
Anche Winifred Holtby con Regione Sud (South Riding), Phyllis Bentley, e H.V. Rodson scrissero alcuni romanzi divenuti poi popolari sul tema della depressione economica.
Graham Greene esordì in quegli anni con detective-stories. In Una pistola in vendita e in Agente confidenziale evoca con maestria la minacciosa atmosfera di quel periodo. Nelle sue storie, piccoli uomini vengono avviliti da trappole delittuose tese da uomini pił forti di loro, fabbricanti d'armi o agenti fascisti, che se ne servono come di strumenti sacrificabili. L'impegno e il tono antifascista di questi primi libri pił 'leggeri', subisce una evoluzione in Brighton Rock: qui Greene passa a un confronto molto pił profondo tra la sua fede cattolica e la filosofia socialista verso cui allora provava simpatia (negli anni '40 e '50 passerà poi al problema del peccato e della dannazione dell'individuo, ma non divenne mai un gladiatore della guerra fredda). Il suo stile immediatamente visivo e conciso, fortemente influenzato dal linguaggio cinematografico, ha avuto un effetto durevole sulla tecnica del racconto.
Evelyn Waugh pubblicò il suo primo best-seller nel 1928, con Declino e caduta. Egli espresse con toni diversi le ossessioni e la violenza del tempo, con ironia mondana e crudele sarcasmo. I suoi libri, come Corpi vili (Vile bodies), e Una manciata di polvere (A Handful of Dust), rappresentavano una società brillante, grottesca e sulle soglie del crollo: la società insomma dipinta nel «Tatler». La scelta di una crudeltà sofisticata e piena di fascino toccò il suo punto pił alto in Scoop, una satira che prendeva di mira i giornali, e in Male nero (Black Mischief), un romanzo ambientato in Abissinia durante la guerra in cui l'eroe si fa un ottimo stufatino, che mangia in piena innocenza, con i resti della sua amante. Fu solo dopo aver spinto questo sarcasmo fin dove era possibile negli anni '30, che Waugh sviluppò lo stile tradizionalista tory di alta classe che lo caratterizzò negli anni '40 e '50.
George Orwell, come Greene, attinse quel suo senso di disfacimento proprio del mondo della media borghesia in cui era cresciuto dal periodo trascorso nelle colonie. Dopo aver frequentato Eton, militò nella polizia inglese in Birmania e da questa esperienza trasse il romanzo Giorni birmani (Burmese Days). La vecchia storia della missione dell'uomo bianco stava perdendo la sua credibilità persino presso gli ufficiali britannici: lo stesso senso di disagio è espresso, con maggior talento, nei primi romanzi africani di Joyce Cary, come Mr Johnson (1939). Di ritorno in Inghilterra, Orwell ebbe una reazione violenta contro la monotonia e lo squallore della vita moderna. I suoi contenuti si fecero feroci. Nel libro Salendo per aria (Coming up for Air) e in altri romanzi come Strada per Wigan Pier (Road to Wigan Pier) che documenta le condizioni sociali del tempo, Orwell fuse insieme la simpatia che provava per la sofferenza dei lavoratori con la pun gente ostilità contro la maggior parte dei socialisti, e in particolare contro gli intellettuali socialistoidi. La sua esperienza a fianco dei repubblicani durante la guerra di Spagna, cui partecipò a fianco del POUM, cioè dei troskisti, lo rese ferocemente (e giustamente) anticomunista. Ne è testimonianza il suo Omaggio alla Catalogna, per non parlare de La fattoria degli animali e di 1984.
La notevole trilogia scozzese di Lewis Grassic Gibbon (Leslie Mitchell), pubblicata all'inizio degli anni '30, fu notata dai critici solo pił tardi. Ne fa parte Scots Quair, che narra la storia della figlia di un affittuario di un piccolo podere la quale, con il proprio figlio, getta un ponte tra la dura vita di campagna e la nera città industriale. Il giovane diviene un convinto militante comunista mentre la madre ritorna alla terra. La storia è narrata nel vivace dialetto scozzese, che passa facilmente dal romanticismo poetico alla satira umoristica piccante.
Nel campo della narrativa inglese, sempre pił lontano appare il tentativo di riuscire a comunicare una realtà indiscussa. Epigoni del realismo naturalistico sembrano essere Joyce Cary e William S. Maugham che è stato uno degli scrittori di pił successo di questo secolo.
Per il resto ci si chiude in una frenetica invenzione di tecniche e modi, nella soggettività. Si fonde la tradizione inglese di Sterne \ James \ Conrad con quello francese di Flaubert \ Proust.
Virginia Woolf giunge a importanti risultati evocando, attraverso momenti lirici, la solitudine delle coscienze, cui dà solo un'impalcatura simbolica e soggettiva. Katherine Mansfield scrive racconti in cui domina l'estrema finezza dell'osservazione psicologica. D.H. Lawrence è assillato dal desiderio di un contatto istintivo con la natura e con l'"altro". Ivy Compton-Burnett svela con sinistro distacco l'orrore dietro la facciata borghese. Il romanzo diventa con Joyce e con Beckett, gesto finale, chiusura di un genere. Isolato nella sua neutralità, l'arti sta produce un universo chiuso, che vorrebbe porsi al di fuori del tempo-spazio, al di sopra dei punti di vista possibili e dei significati. Il romanzo come oggetto totalizzante, con cui voler dire tutto. Lo scacco che ne segue è conseguente a questo aver voluto caricare fino all'eccesso l'atto narrativo, fino a farlo esplodere o implodere; eppure era un tentativo che doveva essere fatto. Joyce, dopo l'Ulisse, con ferrea coerenza finisce nella proliferazione verbale e onirica di Finnegans Wake.
Quella di Joyce non è la sola strada, né l'unico esito possibile. Tra le due guerre esiste, oltre al tipo di produzione portato avanti dal "gruppo di Bloomsbury", una narrativa ancora tale (F.M. Ford; Wyndham Lewis), impostata sulla critica ideologica del presente, contro l'autocentrismo della cultura occidentale, l'intellettuale come "malvagio" (A. Huxley; R.A.W. Hughes), una narrativa che ricerca rimedi al male della civiltà e analizza i pericoli d'orrore presenti nelle degenerazioni delle rivoluzioni (George Orwell).
Gran parte dei testi che noi oggi consideriamo appartenenti alla produzione borghese, una produzione di alto livello letterario anche se sostanzialmente moderata dal punto di vista stilistico, della trasgressione dei codici di genere, e contenutistico, furono quando apparvero considerati eccentrici e eccessivi. I libri borghesi che dominavano nel periodo tra le due guerre erano altri. Tra storia e valore letterario vi è sempre un gap dato dal filtro del lettore e del critico. I lettori del tempo in realtà prediligevano altri testi, quelli che noi assegneremmo oggi a una letteratura di consumo, e quelli contrassegnati da una ideologia estetista e vitalistica: in Italia il dannunzianesimo, nel resto dell'europa il suo equivalente. Tipico il caso del successo di un autore come Michael Arlen. Oggi noi ad Arlen, passato quasi del tutto nel dimenti catoio, preferiamo ad esempio Fitzgerald che descrisse nei suoi libri gli stessi ambienti e gli stessi drammi, ma con diversa e maggiore capacità stilistica e profondità ideologica. Ma non è senza significato che i due, Arlen e Fitzgerald, si conobbero negli anni '20 a Paris, quando Arlen era al culmine del successo, e non è escluso che una qualche influenza di Arlen su Fitzgerald ci posse essere stata.

Area tedesca

L'area tedesca è interessata da fermenti e correnti che fanno di questa vasta regione europea tra le pił vive e interessanti del secolo, e del periodo tra le due guerre in particolare. Anche per una parte dell'intellettualità moderata l'avvento al potere del nazismo significa una cesura, una rottura che modifica il corso della propria vita. Altri aderiscono, entusiasticamente oppure scetticamente, entrando nel coro del consenso alla dittatura nazista. Gli eventi storici non lasciano mai immutati.
Tra i maggiori intellettuali provenienti dalla Germania moderata c'è certamente Thomas Mann. Attorno a lui e sotto di lui tutta una serie di intellettuali, che partecipano alle pił varie esperienze culturali, costituendo spesso il tessuto connettivo tra le aree culturali moderate e quelle dell'avanguardia (espressionismo e "nuova oggettività"). Tipico da questo punto di vista la vicenda di un minore come Franz Hessel. Mentre Hermann Hesse tenta di trovare risposte alla crisi borghese nell'orientalismo. Il problema di dare una risposta alla crisi delle coscienze e sociale in atto è comunque presente un po' in tutti gli scrittori, maggiori o minori: si vedano ad esempio le opere di Vicki Baum, che nel suo onesto borghesismo cerca nell'amore e nella comprensione una strada ai problemi in atto. Al romanzo storico si dedica Frank Thiess.

Area mitteleuropea

Per comodità critica e di esposizione si raggruppa un gruppo di autori sotto l'unica denominazione di "area mitteleuropea". Non si tratta di una denominazione neutra, né corrisponde ad autori che vivano in una realtà omogenea. La stessa denominazione ha una genesi fortemente orientata: nasce agli inizi del XIX secolo con F. List, per auspicare una unione economica del centro-europa, poi ripresa da F. Naumann ("Mitteleuropa", 1915) per auspicare un sistema politico a egemonia austro-germanica tra gli stati europei che si stendevano tra il Mare del Nord e il Golfo Persico (secondo l'asse d'interesse economico Berlin- Bagdhad) - il libro di Naumann ebbe un grosso successo anche editoriale, presto tradotto nelle principali lingue europee: in Italia fu pubblicato nel 1918 dall'editore Laterza.
Nella ristrutturazione geografica e politica dell'europa dopo il 1917, nell'area centrale europea, grosso modo danubiana, sono i mutamenti geopolitici pił grossi, con lo smantellamento dell'Impero austro-ungarico e la proliferazione di staterelli, interessati per di pił, nel loro piccolo, dai problemi prodotti dalla presenza di grosse minoranze etniche.
Dal punto di vista culturale, i centri di pił complessa e notevole cultura sono certamente Praga (Kafka, Werfel, ma si pensi anche all'influenza che le leggende praghesi esercitano su Gustav Meyrink) e Vienna (Broch, Musil, Kraus, Canetti, Roth), con una propaggine data da Trieste (Svevo) e una in Svizzera (con Robert Walser).

Area jugoslava

La prosa serba ha avuto un autore di notorietà mondiale come Ivo Andric, premio nobel nel 1961. Accanto a lui, Branimir Cosic.

L'area francese

Certamente tra gli ambienti pił vivaci nel periodo tra le due guerre è quello francese-Parisno. Paris è tra le capitali del pianeta, vi confluiscono intellettuali da tutte le parti del mondo. E gli intellettuali autoctoni mostrano una notevole vivacità. Il clima che si respira è però pił frammentato: non sembrano esserci correnti estetiche e culturali dominanti, ma una compresenza di filoni, che presentano autori di importanza equivalente.
Anche qui occorre distinguere tra autori importanti e conosciuti all'epoca ma che sono riusciti a conservarsi una eguale importanza e a avere una notevole influenza culturale anche successivamente, dagli autori la cui importanza è rimasta ferma all'epoca ristretta in cui vissero.
Un posto di primo piano la critica del XX secolo ha assegnato a Marcel Proust, una strana figura di intellettuale che unisce estetismo e velleità realistica alla Balzac. In realtà Proust sembra pił proiettato verso il periodo precedente la prima guerra mondiale che verso l'attualità dei tempi. Vi è poi un notevole gruppo di intellettuali che professano l'appartenenza ideologica alla sinistra socialisticheggiante e/o comunista: e se l'evoluzione di un Nizan verrà bloccata dalla morte, gli altri sembrano prediligere una evoluzione verso l'accademismo e l'integrazione nell'ufficialità (Gide). Un altro gruppo è composto da intellettuali provenienti dalla parte migliore del mondo cattolico (Bernanos), o dal conservatorismo di matrice aristocratica. In campo narrativo il romanzo-fiume alla Rolland è ripreso da Duhamel e l'umanitarista Jules Romains, tra il 1920 e il 1940.
Il rinnovamento viene grazie all'opera di Marcel Proust con Alla ricerca del tempo perduto (1913-1927), e André Gide con I falsari (1925). Accanto a loro, negli stessi anni, una vasta produzione dalle pił diverse caratteristiche. Le correnti pił omogenee sono quella cristiana e cattolica con Franēois Mauriac (1885\1970) e Georges Bernanos (1888\1948), con accenti di cupo verismo. Scandalo nel 1921 fa la pubblicazione de Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet.

Mentre l'influenza di Proust si esercita in gran parte postuma e quella di Gide nei circoli della fronda e degli alternativi che tentano soluzioni alla crisi decadentista, in Francia la vivacità culturale è tale che può permettersi persino scrittori capaci di una immediata comunicatività con il pubblico. La vicenda di uno scrittore come Colette è quella del successo ma anche della capacità di scrivere con grandi attitudini psicologiche, incidendo sul gusto e sui comportamenti.
Proprio alla vigilia dell'entrata in guerra, e con grandi influenze sulla produzione e sulla cultura del dopoguerra, il lievitare dell'impegno civile in Francia intorno al 1940: non sono estranee gli eventi della guerra civile spagnola (1936-1939), la vittoria del Fronte Popolare alle elezioni del 1936 seguita dalla sconfitta nel 1940. Si tratta di un impegno morale e politico dagli orientamenti diversi: H. de Montherlant, A. de Saint-Exupéry, A. Malraux, R. Martin du Gard. La distruzione del linguaggio iniziata da Queneau, e la scomposizione dell'esistenza in frammenti di sensazioni che approda alla Nausea (1938) di J.P. Sartre, si combinano in L.F. Céline con la sua violenta invenzione verbale (Viaggio al termine della notte, 1932; Morte a credito, 1936).
Minori sono oggi considerati Jacques Audiberti più importante come poeta, e l'inquieto Julien Green. Letta all'epoca ma oggi non più seguita l'opera di Jérôme Tharaud.

Populismo francese

Esiste in Francia anche un filone populista che tenta la rottura con la produzione borghese, con Eugéne Dabit e Louis Guilloux. Si tratta di esperienze legate al movimento socialista e comunista di quegli anni in Francia, che non riescono a discostarsi da poetiche populiste, lontane dunque dalle sperimentazioni tedesche della "nuova oggettività", e tuttavia parte di quel movimento ideologico volontaristico.

Area italica

In Italia il romanzo borghese è interessato dai fenomeni estetistici di riporto, una vasta moda proveniente dagli epigoni dannunziani e futuristi. In effetti a parte Italo Svevo, nutrito da influenza eccentriche rispetto a quelle che dominano nella peni sola, dal punto di vista narrativo c'è ben poco. Tengono banco mode e modi che provengono dalla cultura pre-guerra. Un verismo sentimentale esprime Bruno Cicognani (1879\1971), nell'ambito del realismo borghese Palazzeschi con le Sorelle Materassi, mentre tra verismo e analisi psicopatologica, sulla scia dei modelli russi, è in Federico Tozzi (1883\1920).

Realismo italiano degli anni trenta

Il termine "neorealismo" fu usato per la prima volta da A. *Bocelli nel 1931 per indicare il clima culturale che sottende Indifferenti (1929) di Alberto Moravia e Gente in Aspromonte (1930) di Alvaro. Si trattava di due opere che spostavano l'attenzione sui contenuti, distinguendosi nettamente dal formalismo imperante nella prosa d'arte. La distanza e il contrasto tra l'ottimistica Italia ufficiale del fascismo e la realtà del paese, sconvolto da drammatici squilibri sociali, economici, culturali, inducevano sempre pił i giovani scrittori a abbandonare le evasive esercitazioni di stile e a ritrarre il mondo con la maggior dose possibile di verità. Prima della guerra si ebbero così Un uomo provvisorio (1934) di Francesco Jovine, Tre operai (1934) di Carlo Bernari Don Giovanni in Sicilia (1941) di Vitaliano Brancati; e le prime poesie di Cesare Pavese, di Lavorare stanca (1936); i romanzi di Mario Soldati, Anna Banti, Ignazio Silone, alcune cose di Guido Piovene.
Dopo la guerra il neorealismo si svolse in forme realistiche pił accentuate, e verso l'impegno politico e culturale della "rifondazione" di un intero paese.
Gli autori che appaiono per la prima volta in questo clima pre-bellico raggiungeranno la loro maturità intorno al 1945-50, e influiranno sull'ambiente culturale italico nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale.

Lo Sburatorul romeno

In Romania opera tra le due guerre il gruppo di Sburatorul (il nome deriva dalla figura leggendaria di un demone), fondato da E. Lovinescu, con il poeta I. Balbu, il romanziere Camil Petrescu, la scrittrice Hortensia Papadat-Bengescu.
I romanzieri sono impegnati nella rievocazione della guerra e nell'analisi della crisi borghese: Liviu Rebreanu, Cezar Petrescu, M. Caragiale, P. Istrati.

Il resto della narrativa romena

Tra gli altri romanzieri romeni sono Gala Galaction, I. Agārbiceanu, e soprattutto Mihail Sadoveanu autore di oltre cento tra romanzi e racconti. Sulla crisi della fanciullezza e dell'adolescenza scrive i suoi romanzi Ionel Teodoreanu.

Grottesco polacco

Singolare la fortuna europea di S.I. Witkiewicz narratore eclettico e bizzarro che ha molto influito su W. Gombrowicz, e a cui si può accostare la narrativa delicatamente grottesca di Bruno Schulz.

Al di fuori del grottesco, nell'ambito di una narrativa più tradizionale, attenta alla vita familiare e contadina, i romanzi di Maria Dabrowska.

Spiritualismo cattolico ceco

Estranei all'avanguardia sono anche alcuni prosatori e poeti cattolici cechi: Jakub Deml, Jaroslav Durych, Jan Zahradnicek.

Realismo ceco

Lontano dallo sperimentalismo, in direzione realista volta a dar voce alla nuova problematica sociale è la narrativa dei cechi Ivan Olbracht, Marie Majerová, Marie Pujmanová.
Popolarità mondiale ha l'opera di Karel Capek che esprime con alta maestria formale un 'ispirazione pessimistica, un singolare pragmatismo agnostico.
Alle ricerche dell'avanguardia poetica si ricollega Vladislav Vancura.

Contesto

Indice generale 1917-1939


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